I valori audiofili

L’audiofilia non ha a che fare solo con il mero atto di riprodurre musica. Con il termine audiofilia s’intende la materia che studia il miglioramento della riproduzione musicale fornita da apparecchiature elettroniche collocate in uno specifico ambiente, tipicamente quello domestico. Tale proponimento avviene attraverso l’utilizzo di dispositivi atti a riprodurre un evento sonoro precedentemente registrato, nella migliore forma possibile. Le componenti essenziali di un impianto domestico che influenzano maggiormente questa riproduzione musicale sono quattro: le sorgenti (lettori cd, lettori di musica liquida, giradischi, ecc.), gli amplificatori, i diffusori acustici e i convertitori di segnale, questi ultimi spesso integrati all’interno delle sorgenti e/o degli amplificatori.

Migliorare la qualità della riproduzione per l’audiofilo significa riprodurre, attraverso il proprio impianto, un messaggio musicale nel modo più fedele possibile rispetto all’evento originale (un esibizione live o una sessione di registrazione in studio). L’enfasi sulla qualità della riproduzione deve fare i conti con (almeno) tre elementi fondamentali responsabili di una riproduzione meno fedele rispetto all’originale:

  1. La qualità dell’impianto di riproduzione.
  2. La qualità della registrazione, ossia la qualità del messaggio sonoro registrato sul supporto ascoltato, sia esso digitale (CD) oppure analogico (vinile). Ricordiamo, a tal proposito, che ciò che ascoltiamo non è mai l’esibizione originale, bensì una sua registrazione, se non addirittura una copia della registrazione di partenza (master) con possibile (probabile) perdita o alterazione di informazione.
  3. Le proprietà acustiche dell’ambiente d’ascolto.

In questo articolo non vengono affrontati nello specifico questi punti, che meriterebbero da soli uno spazio ben più ampio. L’articolo, invece, parte da tali aspetti per introdurre concetti più generali che formano una sorta di “postura” dell’audiofilo. Come illustrato molto bene da Robert Harley [1], editor della prestigiosa rivista musicale The Absolute Sound, l’audiofilo si contraddistingue dal fruitore casuale di musica per un insieme di valori ispiratori che lo guidano sia nell’allestimento di impianto e sala d’ascolto (nei limiti del possibile), sia nella ricerca delle incisioni da possedere (qui l’enfasi non è sul genere musicale, ma sulla qualità della registrazione).

Senza avere la presunzione di essere omnicomprensivi, di seguito riporto alcuni di questi valori audiofili che, a mio avviso, permettono di capire meglio cosa si intenda per “hi-fi”, alta fedelta (dall’inglese high fidelity).

La musica(lità) è al centro di tutto. L’audiofilo non è interessato a un mero esercizio tecnico: è un appassionato di musica. Lo scopo principale di possedere un impianto hi-fi è di riprodurre il più fedelmente possibile il messaggio musicale, come se l’ascoltatore si trovasse di fronte ai musicisti mentre stanno suonando, anziché nel salotto di casa propria. Al centro di tutto ci sono le emozioni che la musica evoca durante l’ascolto. Sembra una cosa scontata, ma forse lo è meno di quanto si pensi. L’audiofilo non mette il suono davanti alla musica. Ci sono momenti in cui ci si focalizza sulla qualità del suono, ad esempio per valutare l’acquisto di un nuovo apparato. Per descrivere questa situazione si parla di ascolto critico. Il più delle volte, l’audiofilo ascolta la musica per piacere, non per valutare analiticamente (e/o strumentalmente) come viene riprodotto il suono. Se ricevete un invito da un amico, vi accorgete subito se egli sia o meno un audiofilo. Se vi pone di fronte all’impianto, vi fa ascoltare la musica che piace a voi ad un volume ragionevole e rimane in silenzio per un po’ in modo da condividere insieme l’esperienza di ascolto, probabilmente è un audiofilo. Se invece egli accende il suo impianto, alza il volume “a palla” 🙂 e dopo 30″ vi chiede un parere su quanto suona bene il suo impianto, probabilmente non state visitando un audiofilo.

L’impianto scompare. Conseguenza del precedente concetto, l’importanza dell’impianto è data esclusivamente dal fatto che è attraverso di esso che si può godere dell’esperienza sensoriale dell’ascolto nella riproduzione domestica. L’audiofilo non parla per tutto il tempo di quanto sia bello, funzionale, efficiente l’impianto. Gode, per la maggior parte del tempo, della musica riprodotta. Eventualmente, è di essa che parla (se proprio proprio è necessario parlare, anziché ascoltare). Anche questo secondo valore è poco scontato. Anche il migliore audiofilo, infatti, è esposto a una tanto strana quanto pericolosa sindrome, chiamata audiofilia nervosa. Il sintomo tipico di questa malattia è l’insoddisfazione perenne per la qualità del suono riprodotto, il cui primo imputato è questo o quell’altro componente del proprio impianto. L’audiofilo colpito da audiofilia nervosa si ritrova a cambiare continuamente apparecchiature, a sostituire i cavi con modelli sempre più costosi, al punto che un cavo costa più degli apparati nobili (l’amplificatore e i diffusori), a cambiare cavo in base al genere musicale ascoltato, a rifare completamente l’impianto elettrico di casa, ad ascoltare una sola traccia di un album o ancora ad ascoltare solo quelle registrazioni “perfette” che permettono di esaltare quanto bene suoni il suo impianto, rifiutandosi invece di ascoltare della buona musica solo perché è registrata in modo scadente.

Audiofilia nervosa a parte, esistono anche impianti modesti che semplicemente suonano male (non è questa la sede per capirne la causa). In tali casi, l’impianto si manifesta al suo ascoltatore a causa delle imperfezioni soniche riprodotte (ad es. le distorsioni). Per fare un’analogia, è un po’ come la vostra spalla: se vi fa male, siete consapevoli della sua manifesta presenza; se invece non ne avvertite la presenza, vi concentrate su altro e la spalla “scompare”. Un buon impianto hi-fi fa la stessa cosa: vi fa concentrare su ciò che conta di più, la musica, facendovi dimenticare il resto.

Nell’audio ad alta fedeltà l’omissione è di gran lunga più desiderabile dell’aggiunta di informazione. Riprodurre un messaggio musicale mediante un impianto hi-fi comporta sempre una qualche perdita di informazione, se non altro perché il suono nel suo percorso dalla sorgente ai diffusori degrada a causa di fenomeni di natura fisica (interferenze elettriche, risonanze ambientali, ecc.). Un componente hi-fi di buon livello riduce il più possibile la perdita di informazione e, al contempo, non aggiunge nuova informazione, né altera l’informazione presente. Rimuovere informazione dal messaggio musicale è un fenomeno che, se contenuto entro cenrti limiti, non preclude la musicalità della riproduzione finale. Non riusciremo a cogliere tutti i dettagli presenti, come una perfetta ricostruzione spaziale della scena, ma godremo ugualmente di un’esperienza sensoriale appagante. Aggiungere informazione, invece, si manifesta ad es. con l’esaltazione innaturale delle frequenze basse, oppure con l’insorgenza di acuti striduli in corrispondenza di determinati passaggi musicali, o ancora con una caratterizzazione delle frequenze medio-alte che manifestano nelle voci il problema delle cosiddette “s sibilanti”, specialmente a volumi più sostenuti. Questo tipo di aggiunte rendono l’esperienza d’ascolto meno appagante perché compromettono la musicalità della riproduzione.

Anche le differenze marginali nella qualità della riproduzione sono importanti. Poiché la musica è al centro di tutto, e la musica ci arriva attraverso l’emissione di onde sonore, l’audiofilo appassionato si entusiasma per ogni minimo miglioramento della qualità del suono riprodotto. Spesso piccole differenze elettriche nel segnale inviato ai diffusori acustici si trasformano in grandi differenze musicali al nostro orecchio. Questo valore genera una chiara tensione tra suono e musica nell’ascoltatore audiofilo. Serve una certa maturità per non scivolare nella sindrome dell’audiofilia nervosa. Alcune linee guida possono essere d’aiuto:

  • La relazione tra i miglioramenti marginali ottenibili mediante l’inserimento di un apparato di maggiore qualità e il suo costo non è lineare. Molto spesso, arrivati ad un certo livello qualitativo, per portare l’impianto ad un piccolo percettibile miglioramento bisogna investire diverse volte l’intero costo sostenuto sino a quel momento. Forse, arrivati a quel punto, è il caso di fermarsi…
  • Esiste una gerarchia ideale di upgrade, ossia di sostituzioni di componenti dell’impianto per migliorarne la qualità di riproduzione offerta. I diffusori dominano su qualsiasi altro componente. Il secondo componente dominante è l’amplificatore. Tutto il resto introduce miglioramenti marginali (inferiori di almeno un ordine di grandezza rispetto a ciò che siamo in grado di percepire).
  • L’abbiamento diffusori-amplificatore non è ovvio e il prezzo è poco indicativo. L’abbinamento è molto più simile all’accostamento di due persone per affinità caratteriale. Entrambi vanno ascoltati insieme. E ogni audiofilo può avere preferenze diverse sul tipo di suono che preferisce (un suono più “caldo”, oppure un suono più analitico, ecc.).
  • I dati di targa dei singoli elementi dell’impianto hi-fi sono sempre poco significativi. Esprimono caratteristiche fisiche (ad es. il livello di distorsione armonica totale oppure la potenza massima erogata) che poco hanno a che fare con la musicalità dell’ascolto finale. Ancora una volta, un impianto andrebbe sempre ascoltato.
  • Anche il miglior impianto, se collocato in un ambiente dalle proprietà acustiche pessime, suonerà in modo scadente. L’impatto ambientale domina su elettroniche e diffusori. L’audiofilo maturo, nei limiti del possibile, prima di spendere un patrimonio nell’impianto investe una qualche somma di denaro nel trattamento acustico ambientale. Anche un intervento sul 30-40% dell’intera superficie ha un impatto incredibile sulla qualità del suono. La collocazione oculata di particolari dispositivi come le trappole per le frequenze basse (bass trap) può risolvere problemi di risonanze molto fastidiose. Ovviamente serve prima diagnosticare e poi intervenire nei punti giusti per risolvere questi problemi, ma questo è un’altra storia…
  • Un po’ di buon senso ed equilibrio nella ripartizione del budget da dedicare all’impianto è indispensabile, onde evitare di farsi davvero tanto male (ossia spendere una fortuna e non essere mai soddisfatti o, peggio ancora, scoprire che il vicino di casa ha allestito un impianto ben suonante con una frazione della cifra spesa). Una raccomandazione fornita dallo stesso Robert Harley è di definire il budget massimo da dedicare all’allestimento dell’impianto fin dall’inizio. A questo punto ripartire il costo indicativamente nel seguente modo: 30-40% nei diffusori, 30-40% nell’amplificazione, 10% nella sorgente, poi tutto il resto. Un’altra filosofia, valida quando l’impianto viene costruito in un lungo periodo di tempo attraverso aggiunte successive, prevede che si parta dall’elemento più importante, ossia i diffusori. Il loro costo segna una sorta di soglia all’interno della quale contenere il costo di amplificatori e sorgenti. Tutto il resto dovrebbe essere almeno un ordine di grandezza inferiore come costo. I cavi, ad esempio, dovrebbero costare tra il 5% e il 15% del componente più costoso a cui sono accoppiati. Risparmiare spendendo meno del 5% comporta un rischio di accoppiare elementi qualitativamente troppo diversi, con un probabile degrado delle prestazioni dell’elemento più costoso. Spendere oltre il 15% significa introdurre differenze marginali forse neanche percettibili, se non a livello puramente strumentale. Insomma, qualunque filosofia si scelga, serve equilibrio. Come in tutte le cose.
  • Non perdere la voglia di divertirsi. Il cammino verso miglioramenti continui, con tutte le precauzioni espresse in precedenza, alla fine deve essere anche fonte di divertimento. E di socializzazione. Ritrovarsi la sera tra amici, condividendo questa passione per l’ascolto della musica, magari accompagnato da una degustazione di budino al cioccolato aromatizzato al rhum, è un’esperienza umana molto gratificante e divertente. Sentire opinioni diverse, modificare il proprio impianto con l’introduzione di un componente di un amico per sentire che effetto ha sulla qualità della musica riprodotta, tutte queste cose dovrebbero essere fonte di divertimento prima di ogni altra cosa. La musica al centro di tutto. Viva la musica. Viva l’audiofilia. 🙂

[1] R. Harley. The Complete Guide to High-End Audio 5/E. 1994-2015. ISBN: 978-0-9786493-6-4

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